LA MOSTRA

TRA SALE E LAVA: LA DEPRESSIONE DELL’AFAR

La Depressione dell’Afar si trova all’interno della Rift Valley e si estende tra l’Etiopia nord-orientale e l’Eritrea sud-orientale. In questa regione, un complesso sistema di faglie generate dai movimenti tettonici degli scudi africano e arabo, ha dato vita ad un ambiente estremamente instabile e arido con ampie zone caratterizzate esclusivamente da lava solidificata, sabbia e roccia. Il paesaggio è puntellato da numerose strutture vulcaniche in cui il magma ribolle molto vicino alla superficie. Il fiume Awash è l’unica fonte di acqua dolce della regione. A causa della sua altitudine, prossima al livello del mare e, in alcune aree, al di sotto di esso, l’area ha temperature diurne molto elevate (oltre i 50 ° C) mentre di notte scende ben al di sotto dello zero.
La regione dell’Afar è da millenni il serbatoio di sale dell’Etiopia; è lì che le barre di sale (amolè), usate come moneta in tutta l’Etiopia fin dall’epoca Aksumita, erano prodotte e portate sull’altopiano. Oltre al sale, la Depressione dell’Afar, grazie alla sua geologia, è fonte di molte altre materie prime tra cui il gesso, il cloruro di potassio e lo zolfo.
In questo paesaggio affascinante ma estremamente ostile, vivono gli Afar, genti di lingua cuscitica, che si muovono in questa regione desertica con il loro bestiame e le loro tradizionali capanne leggere e facili da trasportare. Il loro etnonimo non è menzionato in nessuna delle fonti antiche e non ha alcuna spiegazione nella lingua Afar. Gli Afar sono prevalentemente pastori e si nutrono di latte e carne; il sorgo viene barattato nei mercati in cambio di pelli e bestiame. Dividono tradizionalmente il loro territorio in unità politiche e territoriali dette badó (generalmente tradotte come “sultanati”), i cui capi si fregiano di diversi titoli. Ogni badó è suddiviso, a sua volta, in unità più piccole dette dintó, in cui ogni tribù (o clan patrilineare) occupa il suo territorio ben definito. Le genealogie tradizionali trasmesse oralmente dagli anziani ci raccontano come questa distribuzione tribale sia cambiata nel tempo.
La letteratura tradizionale degli Afar è prevalentemente orale, ad eccezione della poesia religiosa e delle cronache storiche scritte in lingua Afar mescolata con l’Arabo. Come per molte altre culture cuscitiche, i componimenti poetici (gad) sono cantati in pubblico, mentre i racconti in prosa (missíla) sono eseguiti in privato. I componimenti letterari orali comprendono canti religiosi e profani, maschili e femminili, e includono, ad esempio, “La lode del Profeta”, “La lode dei Santi”, “La lode dell’orice accompagnata dal flauto”, “L’elogio della cammella”, “I canti della sera”, “I canti di vaticinio ”e “I canti di iniziazione del guerriero”.
Estremamente orgoglioso della propria identità culturale, il popolo Afar è un chiaro esempio della capacità dei gruppi umani di adattarsi anche agli ambienti più inospitali.


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